Storie di capi Handmade e donne di cui sono fiera

Io generalmente mi faccio i fatti miei. Scrivo delle mie esperienze, di quello che vivo, di ciò che mi compete diciamo così. In questi giorni leggo tanto di donne, parlo tanto con donne, un qualcosa che effettivamente a ben pensarci è una costante della mia vita, ma che ora si ripresenta a me in una nuova veste.

Le Donne che abitano la mia vita di Oggi sono Donne che fanno.

Così uso Fabrique Handmade come spunto di partenza perchè lo considero una cosa che mi compete e perchè stanno traslocando. Dall’inizio: ci sono stè due ragazze un pò fuori di testa che amano bere spumante e campari aranciata amara, vecchie gattare appassionate di un’arte manuale che si era persa. Loro disegnano, progettano, cuciono ed hanno tante macchine da cucine quanti gatti, tanti, fanno vestiti, fanno a maglia ed hanno libri sul ricamo dalle copertine rigide che manco mia nonna. Penso di aver reso l’idea. C’è quella che fa la dura e finge di non amare gli abbracci e l’altra che resta in silenzio mentre dentro esplodono galassie.

Nei fatti, ai miei occhi, loro avevano un’idea di libertà, un progetto d’indipendenza, la segreta convinzione che si può vivere della propria passione e nessuna fretta di rendere tutto questo reale. Posso dire che, a loro modo, sono un esempio di Donne Selvagge.

Parentesi: una donna selvaggia è una donna che ascolta la sua interiorità, che nutre la sua parte creativa, che si permette di vivere secondo i suoi tempi e non lascia bruciare i suoi talenti come arbusti nel deserto ma li cura, ci porta attenzione, ci mette impegno.

Per quanto non se ne rendano conto loro stanno facendo un immenso dono ad ogni donna che incrocia il loro cammino, offrono una nuova apertura sull’orizzonte, donano la certezza di nuove possibilità. Piegate sulle loro macchine da cucito, mentre imprecano disegnando la nuova collezione, mentre progettano nuovi corsi per trasmettere ciò che hanno imparato, loro svolgono un servizio in nome di ogni donna, di ogni Donna Selvaggia. E non se ne rendono nemmeno conto.

Credo che ogni donna dovrebbe trovare Amiche così, che le ricordino di coltivare sogni e progetti, che le ricordino di dare valore alla sua propria unicità, che senza parole ma con fatti tangibili possano dimostrare che ci vuole impegno, determinazione, rispetto ma anche una sana dose d’istinto ed semplice coraggio di inizia a mettersi in gioco.

E dato che sono fortunata la mia vita è densa di Donne Selvagge: ci sono le ragazze di Cantù che hanno reinventato l’arte del pizzo, ci sono Lucia e Lara che di una passione ridente stanno vivendo, c’è Yogaround, c’è Mariella che da un sogno ha creato un’associazione olistica, c’è Laura Arcari e la mia super Buddy Francesca Pieri e davvero potrei continuare.

Quindi ecco qui. Io vi onoro a modo mio. Iniziando a descrivere un pò ciò che fate, chi siete e perchè fate bene al mondo. Voi fate bene al mondo e ve lo dico io che mi chiamo Gaia ;p

TeacherTrainingYogadellaRisata.parte2misà.

Allora, qui continua la sfida dei 40 giorni. In pratica io ogni giorno rido dieci minuti.

Così a caso. Parto con una silenziosa, delle volte facendo altro per casa, e poi mi fermo e mi godo il movimento che genera in me, quanto facilmente delle volte mi stufo, quanto altre è difficile fermarsi, quanto delle volte la mente non sia capace di godersi il momento e provi a fare la lista della spesa. In quei rari casi sò per certo che non sto usando il diaframma. 

Cose che non posso dire: non posso dire che la risata mi ha cambiato la vita, non posso dire che va tutto bene e che horitrovatolapaceinterioreesonovicinaallabuddhità, non posso dire che mi sono fermata, che ho trovato la ragione della mia esistenza e cose così.

Cose che posso dire: mi sveglio col sorriso, magari dei giorni smadonno ma in gibberish, ho trovato uno strumento per evitare di sentirmi così distante da quella bambina piena di gioia e sogni che dicono abitare nel mio cuore, faccio un sacco di scena quando racconto in pubblico che “rido sul serio”.

Quando ho iniziato a fare corsi speravo sempre di uscirne tipo miracolata: fascio di luce bianca, apparizione di Gesù, “bella Bro!” e via, un senso alla vita. Ho passato anni con la delusione della mancata visione. 

Io sono logorroica, amo le parole tanto che da piccola mi scrivevo sulla pelle convinta che il mio sangue e l’inchiostro delle penne avessero più cose del pensabile in comune, ma, come dicevo, io sono logorroica e mi basto mentre lo yoga della risata è tutto un fare che amo. Nello yoga della risata le parole in sè stesse non servono è un vivere che si fa con l’esperienza. Mi piace che per quante cose tu possa dire sull’argomento l’unico vero gesto che puoi fare per farti comprendere sia una risatina. Anche una piccola. Un piccolo ballo del diaframma che genera nell’immediato una luce nell’altro.

Ridere sà di possibilità, di leggerezza. Riflettevo oggi, nella mia immensa fortuna di essere circondate da una grande varietà di esseri umani, alcuni decisamente in via d’estinzione ed altri più comuni, sulla luce che bene o male, che loro ne siano consapevoli o meno, passa dai loro occhi mentre mi esibisco in una piccola risatina.

Aspettate che ci provo con le coinquiline…..eh si, sempre quella luce anche mentre nascondono un sorriso o alzano gli occhi al cielo.

La risata sà di freschezza, sà di bene e bello. Io rimango la più scettica del gruppo e finisce che lo continuo a fare per gli altri, perchè loro mi ripetono quanto li faccia stare bene e ripetono, a modo loro, “si grazie ne voglio ancora”. Chiedi e ti sarà dato disse Dio.  Così organizzo eventi e prendo coraggio per mettermi in gioco. Mi rendo conto che non lo faccio tanto per quello che sento io ma per quel bagliore che vedo passare, ed a volte fermarsi, nei lori occhi. Tu non hai fatto niente e loro ti osservano come se li avessi fatto un gran dono. E allora io mi dono.

Razza strana quella degli esseri umani. Per quanto sei stata davanti a loro la prova di una possibilità, non si lasciano andare del tutto come non credendo di esserne in grado da soli e composti ti chiedono quando lo puoi fare di nuovo. Davvero?! Bah, ok. 

Se al prossimo corso, perchè tanto ci sarà un altro corso, becco la luce bianca e Gesù, gli rido in faccia, sappiatelo.

Comunque la domanda è questa: quanti occhi si possono accendere?

Vado a farmi una risatina, giusto per capire se alla mia bambina interiore è piaciuto o meno quanto ho scritto. 

 

 

TeacherTrainingYogadellaRisata. parte1misà.

Fare. Agire. Essere.

Sono così esagitata che mi sono persa il telefono correndo mi sá, o forse è il telefono che si è perso me perché vado troppo veloce. Ci sono dei momenti in cui mi sembra quasi che questo corpo così come funziona non basti in questi giorni: vorrei la telepatia, il teletrasporto, le multi braccia e quindi, respiro. Ed il respiro, questa rinnovata attenzione all’entrare ed all’uscire dell’aria nei miei polmoni, è per certo una delle cose che mi porto dietro. Da dove? Da cosa? Sono partita dalla fine. Ricominciamo.

Quest’anno ho deciso nuovamente di iniziare facendomi un regalo: ad Agosto avevo scelto il Leader Training giusto per il mio compleanno, per il nuovo anno ho scelto quindi il Teacher Training Yoga della Risata di Lara. Specifico di Lara perché è un particolare non trascurabile: non trascurabile è il suo modo unico di trasmetterti passione, non trascurabile è la sua totale indifferenza per le pause o i bisogni fisiologici, non trascurabile la capacità di coinvolgere, non trascurabile il suo voler accogliere ed il suo volerti far conoscere, non trascurabile il suo invitare.

Non trascurabile il suo evidente problema di insonnia altrimenti non ti spieghi tante cose. Quando ti dice full immersion non intente nulla di meno. In ogni senso. Intende che occuperà ogni momento, che vorrà vederti metterti in gioco, che cercherà di passarti il più possibile della sua esperienza reale. Full immersion. Mi fermo, penso alla bellezza dell’apnea, quando circondata dall’acqua, avvolta da un ovattamento morbido, osservi la superficie. Trattieni ed osservi le ombre e le luci intorno a te. Trattieni. Trattieni. E poi ti spingi con forza verso il cielo ed emergi, i tuoi polmoni si riempiono d’aria nuova e un brivido di euforia, di vita, ti scorre nel corpo. Scusate, mi sono persa di nuovo negli effetti. 

L’organizzazione delle giornate è serrata ma l’obiettivo rimane comunque ridere e capire cosa comporta questa danza del diaframma. Cinque giorni di Teacher Training significano affrontare tutti gli aspetti legati allo Yoga della risata e prendersi il tempo per esplorare anche i principi spirituali, intesi come principi dell’Anima totalmente a-religiosi per intenderci, principi umani, prendersi il tempo dicevo per esplorare cosa comporta fare della risata uno stile di vita.

Mi emoziono. Penso alle persone che hanno condiviso questo percorso con me. I loro sguardi, le differenze di età. Mi emoziono perchè quando un adulto decide di tornare a fare il bambino, stupirsi, mettersi in gioco, lasciarsi coinvolgere, sceglie un atto di coraggio. Il bambino che ride e si perde sgranando gli occhi ad osservare la neve fa il bambino, ma l’adulto che lo sceglie fa un atto di coraggio, come direbbe Nicoletta cor-aggio, un agire dal cuore. Mi emoziono perchè penso alla bellezza delle scelte: a chi ha scelto di non perdere la gioia davanti ad un lutto, a chi affronta il terremoto scansando il panico per portare il buon umore, a chi si commuove per la vita donata in una casa di riposo o in un carcere, penso alle loro scelte ed un moto d’orgoglio mi invade. Per gli adulti che scelgono di essere felici e di far sapere a più gente possibile che si può, che siamo davvero nati per essere felici. Essere degna di loro, penso che voglio essere degna di loro nella mia Vita.

In un Teacher Training con Lara la mattina si ride prima ancora del buon giorno, poi si respira, poi ci si confronta. Credo di non aver mai fatto un corso nel quale mi sia stato chiesto così tante volte un feelback o un “come state?”

Credo di non aver mai fatto un corso nel quale ho dato e ricevuto così tanti abbracci ;p

Una delle cose davvero belle e di merito è la molteplicità di sguardi. La possibilità di sentire la storia e le esperienze sul campo di chi si è formato in precedenza, gli errori, i campi di sperimentazione, la possibilità di chiedere di persona “tu cos’hai fatto? tu cosa fai?”. Credo di dover fare una parentesi pratica. Lo Yoga della Risata è relativamente nuovo, nel senso che ancora non ci sono protocolli definiti per filo e per segno sui vari campi: c’è lo Yoga della Risata in azienda e nelle case di riposo, c’è in carcere e nelle scuole. Nessun manuale come ce lo immaginiamo, da scuola diciamo, ma il confronto sincero di persone che si sono messe in gioco, confronto che rende ogni esperienza più viva. Perchè come “comportarsi” con un anziano non te lo dice un foglio di carta stampata ma un uomo che emozionato ti parla della loro voglia di ridere e stare bene così come dell’importanza di portarlo nelle carceri te ne parla una ragazza di vent’anni o poco più, che ti dice con onestà i lati negativi e l’importanza di andarci oltre.

Me ne hanno sempre parlato come un’esperienza che in qualche modo ti cambia ed in un modo o nell’altro è davvero così: nel ridere insieme, nel giocare insieme, si finisce per mettere in alto il cuore come direbbe la mia mamma. In cinque giorni a stretto contatto le maschere cadono, ti ritrovi nudo e per quanto faccia strano, ti ritrovi te stesso. In te e negli occhi di chi ti sta attorno. E qualcosa si muove. Hai così tanti spunti, così tanti imput che resti sveglio fino a tardi per poi  riempirti di Yoga Nidra nelle pause cercando un modo di rimanere attento. 

L’avete mai sentito il suono di una risata spontanea incondizionata? Io si e forse è questo che mi ha toccato dentro, questa la ragione del mio sentirmi in fibrillazione in questi giorni per cercare di capire come fare la mia parte, come agire, dove andare. Quella risata ti rimane dentro, ti si ancora come un sogno di speranza. Un sogno che sai poter essere reale. 

Incontrare così tante persone rendono tutta quella “teoria sui benefici della risata” un dato reale…. Capisci che in qualche modo è davvero solo una questione di costanza e condivisione direi. 

Credo di essere ancora troppo emozionata per parlarne con maggior razionalità. Oggi rientravo a casa da lavoro ed ho pensato che mi ci voleva un minutino di risata. Così ho riso, camminando nell’aria gelida, ridevo e sorridevo a chi incrociava il mio sguardo. Una volta mi hanno detto che bisogna essere Luce nel mondo, forse ho trovato il modo. 

Ps. Il cellulare alla fine l’avevo perso ma nella Magia della Vita me lo hanno riportato scusandosi se avevano risposto a chi mi chiamava pur di rintracciarmi. A chi mi ha detto ovviamente “che è tutta fortuna” io ho risposto “se sorridi alla vita la vita ti sorride” 🙂

 

Yoga della Risata

Avevo detto che mi sarei presa tempo per scrivere con senso di questa esperienza quindi ecco a voi Signore e Signori: “Lo Yoga della Risata”

Pare quasi una cosa davvero seria, che è seria secondo la definizione di Meritevole di Attenzione ed approfondita Com-prensione dove, se posso fare la precisina, comprendere diventa sinonimo di fare esperienza diretta in quanto unico modo per poterla portare davvero, realmente, dentro Sè. Devo ancora finire questi quaranta giorni di Risate e forse non ho ancora compreso nemmeno io la sua potenza, come quando sei immerso negli eventi: un pò le cose accadono pare a caso ed un pò non sai nemmeno bene tu quale disegno ci sarà sul puzzle alla fine. Per fortuna che si diceva di partire con ordine.

Il dottore chiede di Ridere e forse sua fortuna fu proprio quel ruolo che in ogni società è visto come “immune alla contraddizione”, quindi a Mumbay si iniziano a trovare ogni mattina per raccontarsi barzellette. Il dottore si chiama Madan Kataria e l’anno è il 1995. Le giornate scorrono con una sana ed inaspettata euforia in corpo (cuore sole amore per intenderci) e poi finiscono le battute, panico? Stiamo parlando di un medico quindi il problema viene affrontato con obiettività prima di tutto: non ci sono cose per cui ridere e va beh, d’altronde il nostro cervello è intelligente fino a pagina due: nella realtà in fondo non vede, non sente, non odora. Il cervello è come un computer e ciò che fa è combinare dati: zigomi che si alzano, bocca che si spalanca, occhi che si fanno un poco più piccoli, diaframma che si muove = l’apparenza indica una risata e lui reagisce come se lo fosse.

Nasce lo Yoga della Risata: non stare a preoccuparti per quello che crede il tuo cervello, tu al massimo fingi che lui non lo sà. Per forza poi sviluppi l’ironia: alla base c’è proprio il prendere in giro l’organo che tra tutti i presenti nel corpo umano è quello in cui storicamente viene collocata l’Intelligenza. Dai, fa ridere.

Si scopre che la risata non ha bisogno della comicità e che i benefici fisiologici derivati sono degni di considerazione, non tanto perchè esistono una serie di indagini mediche, ma perchè prima di tutto si sente direttamente sul corpo.

Prima di tutto perchè si sente direttamente il diaframma nel corpo. Vince il sentire delle persone: la gente stà bene, ogni volta ritorna ed ogni “giorno dopo” ne riscontra benefici reali. Crea dipendenza questo è certo: se ci si lascia andare, se si và oltre all’iniziale scetticismo, poi ne si diventa dipendenti, si crea un abitudine sana in un una routine spesso totalmente incontrollata. Se. Se si ha coraggio di sentirsi un pò scemi perchè loro te la spacciano come “riscoprire la giocosità del bambino” ma nella realtà all’inizio ci vuole un pò per sradicare convizioni e anche solo battere le mani tutti insieme pare, detta con un francesismo, una tal cacata. 

Lo studio del linguaggio del corpo è una scienza che ha acquistato grande credibilità e durante una sessione di Yoga di Risata il corpo si modifica inconsciamente: la stimolazione del diaframma porta un aumento di ossigeno quindi un maggior uso dell’intero sistema polmonare che porta naturalmente ad aprire il petto così come muovere i muscoli facciali porta ad una stimolazione dei tessuti e quindi ad una diminuzione delle rughe.

E’ lo stesso principio secondo il quale quando si hanno le smagliature sul sedere non basta mettere la crema ma va massaggiata l’area fino al completo assorbimento in modo da rendere la pelle più elastica. Eviterò di perdermi in battute sul massaggiare la faccia esattamente come massaggeremmo il nostro sedere.

Cosa mi porto a casa? Di sicuro un modo divertente per fare gli addominali, una sfida quasi giunta al termine ed un confronto coi ragazzi, termine generale, che insieme a me hanno fatto il corso quest’estate. La verità è non siamo quelli a cui va sempre tutto bene, molti di loro vivono nelle vicinanze di dove poche settimane fa è avvenuto il terremoto, alcuni hanno quarantanni e si sono rimessi in gioco da capo, altri hanno smesso di sentirsi dei pazzi fuori luogo ed alcuni hanno ritrovato una gioia che pensavano di aver perso. Però ridiamo, delle volte per davvero ed alcune volte per finta, chiediamo aiuto quando non ci parte la ridolera ed abbiamo provato sulla nostra pelle che “non ridiamo perchè siamo felici, siamo felici perchè ridiamo” come ci ha ricordato Lucia citando W.James e comunque di sicuro ci proviamo. Io ci provo perchè dei giorni, quando meno lo aspetto, sento forte nascere tra una risata e l’altra un gran senso di gratitudine, di quella che abbraccia l’intera Vita, che ossigena il cuore nel profondo, in quello spazio alla radice dove forse siamo tutti un gigantesco sorriso sulla labbra di Dio.

(ps. Dio in senso yogico ovviamente  🙂 )