Minimalismo digitale

Quante volte abbiamo sentito lo slogan “tu vali”? Siamo in grado di comprendere davvero cosa s’intende con questa affermazione? E ancora, quante volte nonostante il nostro riempirci l’agenda ci siamo sentiti insoddisfatti, come se la felicità fosse altro?

Buon giorno viaggiatori, qui Gaia Castiglioni, la vostra creatrice di soglie.

Quella dalla quale ci affacciamo oggi è una delle mie soglie preferite a proposito di tempo ed organizzazione: lei è Melissa Ambrosini e lui, l’intervistato al Melissa Ambrosini Show, è Cal Newport autore di Minimalismo digitale. 

Partiamo dal fantastico finale di questa interessantissima puntata data la consapevolezza che cos’è il minimalismo digitale in sè lo sappiamo ormai tutti e tanto se ne è parlato soprattutto dopo l’uscita di film come “the Social dilemma”.

Cal ci parla del “vuoto in agenda”:

controllare che all’interno dell’ agenda, settimanalmente, ci sia dello spazio libero per sè stessi, per fare niente. 

Non è uno spazio di benessere o di rumore ma un vuoto appunto in cui poter essere, semplicemente, nella consapevolezza che la vita è abile a sorprenderci con imprevisti e possibilità manco fosse il Monopoli.

Le sfide che si aprono in questo momento si possono dividere in due macro categorie: avrete bisogno di legittimare quel tempo facendo cose o lo lascerete passare senza dargli valore?

Mi spiego meglio.

Per quanto siamo esseri di Natura qualcosa dentro di noi ci fa sentire in colpa se facciamo la foglia o il gatto durante le nostre giornate, se rimaniamo immobili alla finestra ad osservare le nuvole ed i pensieri scorrere o se camminiamo senza una meta o un sottofondo così, senza direzione, lasciandoci guidare dalle impressioni, da un cartello, da un’idea passeggera. 

Appena abbiamo un buco nella nostra vita un sacco presa ed impegnata, ecco che ci infiliamo la cena con le amiche, la lezione di yoga, quel film che volevamo tanto vedere. tutte cose che sono bellissime e di valore, MA sono anche altro fare che si aggiunge al fare quotidiano

Nessun momento di sosta per processare, per ricordarci che siamo vivi a prescindere da quante attività o skills completiamo in un giorno. 

E qui troviamo la secondo macro categoria: quando la nostra mente chiede un tempo per riposare, quando ci sentiamo sopraffatti e stanchi, al posto della famosa camminata a caso fatta per perdersi e lasciar andare, restare in presenza del vuoto in maniera consapevole iniziamo a scorrere le app all’interno del dispositivo mobile di nostro possesso e ci perdiamo si, ci perdiamo il tempo e la possibilità di fare qualcosa di nuovo ed assolutamente controcorrente: niente. 

Che siate della prima o della seconda categoria quello che ci risulta lampante è che abbiamo difficoltà a sentirci legittimati di esistere quando non ci impegnamo nel fare qualcosa, che sia mentale, utile o meno.

Ad un certo punto dell’evoluzione il fare ha scavalcato l’essere in importanza.

Quindi oggi fai qualcosa di davvero rivoluzionario: ozia. 

Siediti comodo alla finestra e guarda fuori, osserva la tua mente riempirsi di liste di cose da fare, diglielo “bla bla bla”, osserva il corpo e la tentazione che ci siano cose molto più importanti che richiedono la tua attenzione e stiracchiati come i gatti prima di tornare ad acciambellarsi al divano, come una foglia, come un sasso sulle rive del torrente, come un essere umano che riconosce il suo valore al di là di quanto produce, di quanto realizza, di quanto fà. 

E mentre ti godi il tuo essere vivo, tieni il cuore alto.

Se vuoi ascoltare l’intervista originale da cui ho preso spunto per quest’articolo clicca sul link.

https://melissaambrosini.com/podcast/digital-minimalism-doing-deep-work-quitting-social-media-cal-newport/

Invece se vuoi approfondire ti lascio l’intervista di Cal Newport ad Impact Theory

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